Come scegliere le dimensioni delle piastrelle: il formato perfetto per le tue esigenze

In questo articolo risponderemo ad alcuni dei dubbi che possono sorgere a proposito delle dimensioni delle piastrelle. Progettando un ambiente, infatti, arriva inevitabilmente il momento di decidere quale formato utilizzare per il pavimento e, se presente, per il rivestimento. Molte considerazioni valgono nell’uno e nell’altro caso, ma ci sono anche specificità di cui è bene tenere conto. Vediamo, dunque, come è possibile classificare i formati e quali criteri possono aiutarci a scegliere quello più adatto alle caratteristiche dell’ambiente, alla sua funzione e al suo design complessivo.
 

Misure delle piastrelle: come orientarsi?

Anche se non esistono parametri universalmente riconosciuti, in base alle loro dimensioni le piastrelle possono essere classificate in questo modo:

  • Piastrelle piccole

Si tratta di piastrelle con dimensioni inferiori al formato 30x30 cm, inclusi i mosaici e i muretti in ceramica. Il piccolo formato ceramico offre spesso una ricca varietà di colori, di decori e di finiture, e ben si adatta a una grande varietà di spazi, specie a rivestimento.

  • Piastrelle di medio formato

Fino a una ventina di anni fa il formato 60x60 cm era considerato la frontiera dimensionale da superare. Oggi è ritenuto un formato medio-piccolo, tanto che molti produttori non lo includono neppure più in gamma, preferendo il 75x75 cm o l’80x80 cm. Tra i formati medi resiste, invece, il 30x60 cm, ancora piuttosto utilizzato, per la sua versatilità, a rivestimento.

  • Gres porcellanato in grandi formati

I grandi formati sono oggi richiestissimi, per una serie di motivi. Ad esempio, perché riducono il numero delle fughe, rendendo l’effetto visivo più lineare e continuo, ma anche perché esprimono pienamente i pattern grafici e le nuance. Nonostante le dimensioni a volte imponenti, inoltre, hanno un’ottima planarità.

  • Lastre in gres porcellanato laminato

Esito di un nuovo processo produttivo messo a punto una ventina d’anni fa, il gres porcellanato laminato nasce in lastre così estese da superare perfino il concetto stesso di formato (in effetti, non prevede l’uso di stampi). Dai 100x300 cm e 120x278 cm dei formati nativi è possibile, infatti, ricavare agevolmente infiniti sottoformati. Le grandi lastre possono essere posate indifferentemente a pavimento e a rivestimento, dove il formato massimo, posato verticalmente, copre tutta l’altezza mediamente utile di un piano residenziale. Ma, ovviamente, possono essere utilizzate come involucro esterno di interi edifici e rivestire piani di lavoro e mobili.

Per scegliere il formato di mattonelle corretto la prima domanda da farsi è: quale metratura devo piastrellare? Messa a fuoco questa cruciale questione, ne sorgono ovviamente altre. Cerchiamo di vedere insieme le più importanti.

Quadrato o rettangolo?

Quella che può sembrare soltanto una scelta di gusto dipende anche in parte dalle caratteristiche della superficie da rivestire e in parte dall’effetto scelto per le piastrelle. Per scegliere il formato giusto è importante tenere in considerazione:

  • La geometria della superficie da rivestire

Ambienti lunghi e stretti saranno valorizzati dai formati rettangolari, mentre spazi ampi e ariosi accentueranno questa loro caratteristica se a pavimento sarà posato un formato quadrato. A parete questa regola generale deve fare i conti con l’altezza della stanza e con l’estensione dell’area da rivestire, ma sostanzialmente non cambia. Tuttavia, è sempre possibile sovvertirla per ottenere effetti particolari, ad esempio nel caso di un bagno con rivestimento basso. Infatti, quando il rivestimento si ferma a 120 cm da terra l’ideale è posare doghe di legno ceramico o piastrelle formato 60x120 cm in verticale, riducendo il numero delle fughe e azzerando gli incroci.

  • Il look scelto 

Alcuni effetti ceramici sono meglio espressi da piastrelle in formati rettangolari, altri dal quadrato, mentre per altri ancora il formato non incide direttamente nell’espressione dello stile. Una pietra con vene parallele o un effetto marmo direzionato (come il travertino) saranno valorizzati dal rettangolo, a prescindere dal fatto che scegliate piastrelle grandi o piastrelle piccole.      

Ecco un paio di esempi concreti per comprendere meglio come valorizzare ogni stile:

  • Per il suo pattern grafico, un effetto marmo come Calacatta Oro viene valorizzato sia dal quadrato che dal rettangolo.
  • Al contrario, Venato Bianco, pur appartenendo alla stessa collezione e riproponendo un effetto simile, risulta direzionato, seppur in senso trasversale. In questo caso, se si opta per un formato quadrato (ad esempio, 120x120 cm in 6 mm di spessore) sarà bene alternare piastrelle posate in un verso e piastrelle ruotate di 90°, procedendo a scacchiera. Il formato quadrato trova, così, la sua ragion d’essere in un motivo di design che risale i secoli.

Alle forme classiche si affiancano forme più moderne (o riscoperte in anni recenti) come esagoni, rombi e chevron, che danno un tocco di sofisticata originalità sia al pavimento che alle pareti. 

Il pavimento: piastrelle grandi o piccole? 

Più è estesa la superficie da pavimentare, più è consigliabile optare per mattonelle grandi. I formati maggiori, infatti, riducono il numero delle fughe e massimizzano la resa estetica del look scelto. Si tratta di effetti visivi che incidono notevolmente sul design complessivo dell’ambiente, fino all’estremo delle grandi lastre sottili, che esasperano questi pregi estetici dei formati maggiori.

Scegliere piastrelle piccole per il bagno è senz’altro sensato in quanto l’ambiente stesso è generalmente di dimensioni contenute. Optare per il piccolo formato può essere una scelta di design nel caso dell’esagono, di effetti sostanzialmente monocromatici o di look che, tradizionalmente, utilizzavano formati minori. È il caso, per esempio, del cotto: nella sua versione artigianale, infatti, questo materiale raramente supera i 30 cm di lato.

Infine, c’è un formato speciale, che può prestarsi per pavimentare spazi di qualsiasi estensione: lo chevron. Questo introduce un elemento di design antico e al tempo stesso modernissimo. La sua sagoma sovrappone al pattern grafico una griglia disegnata dalle fughe che apporta dinamismo ed eleganza alla pavimentazione.

Gres grandi formati: senza fuga si può?

Certi effetti ceramici (come il look cemento) sono così realistici da invogliare a scegliere, per il pavimento, piastrelle di grandi formati senza fuga. Attenzione, però: è un errore da non commettere. La fuga è sempre necessaria perché, benché ridotta al minimo, assorbe i micromovimenti che qualsiasi struttura architettonica ha col tempo.

La fuga, inoltre, attenua moltissimo l’effetto dente: quel minimo disallineamento tra una piastrella e l’altra che talvolta si crea nel punto in cui esse si incrociano. Le cause di questi piccolissimi dislivelli possono essere varie: possono dipendere dal sottofondo, dallo strato di collante o dalla non perfetta planarità della ceramica. Di certo possono essere minimizzate, innanzitutto, avvalendosi di un posatore esperto, e poi prevedendo la fuga in fase di posa. Distanziando di appena qualche millimetro le piastrelle tra loro, la fuga riduce moltissimo il dislivello tra i formati adiacenti, già molto contenuto se la posa è stata curata come si deve.

I formati di Lea Ceramiche sono tutti rettificati: significa che, alla fine del processo produttivo, ciascuno dei quattro angoli del formato quadrangolare sarà retto; altrettanto accade per l’angolo di incontro tra superficie e costa. Poiché sono rettificate, le piastrelle possono essere avvicinate moltissimo tra loro in fase di posa, fino a prevedere una fuga minima di 2 o 3 mm (giunti di dilatazione a parte, ovviamente). Con fughe così ridotte – e magari con grandi formati o addirittura lastre – il numero delle giunzioni si riduce moltissimo ed esse si diradano; se poi la stuccatura viene fatta in tinta, ecco che l’illusione della continuità materica è pressoché completa.

Lea Ceramiche: non solo grandi formati

Lea Ceramiche è nota per la sua vocazione al design, che spesso si esprime in piastrelle di grande formato o addirittura in lastre di gres laminato Slimtech (una tecnologia della quale qui trovate una panoramica). Tuttavia, nel catalogo del brand c’è un perfetto esempio di piccolo formato, e appartiene alla serie Pigmenti: i 12 colori messi a punto da Ferruccio Laviani sono disponibili, infatti, anche in un formato mattoncino (8,2x24,9 cm) che fa il paio con un listello lungo il doppio (8,2x50 cm).

E poi ci sono, sì, i grandi formati:

  • la serie Concreto, premiata col Good Design Award, propone un effetto cemento disegnato da Fabio Novembre che, nello spessore tradizionale di 9 mm, è disponibile nel formato 90x90 cm.
  • Side Stone è, invece, un effetto pietra ispirato al Ceppo di Gré e, nello stesso spessore, arriva al formato 120x120 cm.
  • Accanto al 60x120 cm, questo grande formato caratterizza anche la serie Masterpiece, concepita da Ferruccio Laviani con una doppia estetica: cemento (Master) e seminato veneziano (Piece).

Se dopo aver letto questa breve guida alla scelta del formato nutri ancora alcuni dubbi, non resta che vedere che effetto fanno i vari formati una volta posati. Come? Molto semplice: col configuratore Real, un tool di visualizzazione 3D che permette di inserire le superfici di Lea Ceramiche all’interno di un living o di un bagno. Come si vedrà, il design di questi ambienti, molto diversi anche per le loro dimensioni, è notevolmente influenzato non solo dalla scelta dell’effetto ceramico ma anche dalla dimensione del formato.